Moto ondoso: un moderno flagello. L’azione dell’acqua mossa innaturalmente dalle imbarcazioni “gratta” le fondamenta dei nostri preziosi monumenti. Studi e controstudi miliardari hanno fatto si che l’amministrazione comunale, a salvaguardia di Venezia, abbia emesso un’ordinanza dove vengono resi noti i limiti di velocità che si devono rispettare nella laguna perché non si vengano a formare le famigerate onde.
Per non complicare più di tanto la vita a tutti si è deciso che:
nei canali interni limite dei 5 km/h
bacino di S. Marco e altre zone calde gli 11 km/h
Altre zone, rare, meno “calde” i 20 km/h
Nel mio piccolo ho fatto un piccolo e semplice test fotografandomi l’onda a poppa della mia barchetta di l.f.t. 5,10 m.
Nelle 2 foto che vedete noterete la differenza che fa andare agli 11 (velocità consentita) e ai 40 (velocità illegale). Non dico niente di nuovo a nessuno, tutti sanno che in velocità di planata si fa meno onda.
Proposta:nei canali interni la città 5 km/h per tutti e nelle altre zone velocità ridotta solo per le grosse imbarcazioni (come per i camion in terraferma). Solo per i piccoli natanti (entro i 6 m) una velocità di 25-30 km/h con l’accortezza di abbassare la manetta all’incrocio con altri. Normalmente tutti lo fanno già per non fare salti. Una specie di abbassare gli abbaglianti quando si incrocia un’altro autoveicolo nella strada.
Aumentare la velocità ai barchini così tutti ne approfittano e corrono come matti? La mia esperienza personale mi dice che limitare in modo drastico come si fa adesso la velocità offre un motivo in più ad “essere contro”. E’ ridicolo andare agli 11 km/h tra il forte di S. Andrea e le bocche di porto dove non ci sono monumenti da salvaguardare se non i “murassi”, per non parlare di moltissime altre zone.
Importi previsti per le infrazioni di eccesso di velocità e per moto ondoso.
Dai 150 € ai 500 € e pena aumentata se recidivi. In certi casi si può essere perseguiti anche penalmente. Proposte recenti: limitare la cilindrata dei motori per tutti.
Cronaca e commento di una mattina al molo
Una mattina qualsiasi al molo di S. Marco. 40 gondole coperte dal loro telo blu e sfondo del bacino. Un telo bianco steso sulle paline dice: “moto ondoso=olocausto”. Bene, rispettiamo i limiti e tutto è a posto. Questa zona è una zona calda per il problema del moto ondoso.
L’atro giorno, ho una bancarella di souvenir proprio là di fronte, ho osservato per ore chi provocava o chi non provocava il famigerato “flagello”. Le gondole si sono comportate come altalene. Eppure non era passata nessuna imbarcazione nelle vicinanze. Le gondole, si sa, hanno il fondo piatto, sono lunghe e dentro ci si deve comportare come quando si sale in canoa stando quindi attenti a come ci si muove. I gondolieri, infatti, sono dei veri maestri d’equilibrio che, perdonate la diversione, sono stati per anni scelti dal doge come funamboli nell’occasione del carnevale quando c’era in uso camminare sulla corda tesa tra il campanile e il palazzo ducale.
Osservando il movimento delle onde che si scontravano sulle gradinate del molo mi è venuto in mente quando si guarda il mare dalla riva di una spiaggia: anche in assenza di vento le onde fanno i suoi ricci e provocano il loro caratteristico rumore nell’infrangersi. Eppure non passano imbarcazioni.
Non dico con questo che non esiste il moto ondoso in bacino di S. Marco. Il fatto è che io non ho speso niente per osservare, meditare sulle onde e trarne qualche conclusione. Anche se adesso non ci sono i “pericolosi” Granturismo, la vita a Venezia va avanti e ci sono sempre i taxi, i vaporetti e le grosse imbarcazioni da trasporto che mescolano l’acqua (e anche meno controlli). Tutti, in quella zona, mantengono una velocità bassa (e chi si sognerebbe andare più forte se si è sotto l’occhio del ciclone?). Come si mantiene una velocità bassa quando si percorrono i piccoli canali interni, infatti, se corri un po’ di più hai il rischio di incontrare sempre qualche imbarcazione e sbatterci contro. Dove si corre allora? E chi corre soprattutto? Certamente le forze dell’ordine utilmente o inutilmente. E se non corrono è perché controllano.
La lotta contro il moto ondoso, come altri mille problemi, si combatte solo con il buon senso e il rispetto reciproco. Ma anche con l’amore per la propria città. E’ come fare la pipì in vasca da bagno e lamentarsi, poi, che c’é la pipì nell’acqua. Se si vuole avere il piede di piombo contro gli eventuali trasgressori ai limiti allora si deve ricorrere a barche anonime con agenti in borghese tipo quando la finanza cala sui commercianti. E allora si avrà più paura del babau.
Classifica della fretta
Qui sotto ho stilato una umilissima classifica dove si vedono le imbarcazioni alla prese con la fretta. Siccome il moto ondoso che provocano sconvolge il delicato equilibrio dei monumenti , i nostri veneziani devono fare i conti con la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza , la capitaneria e chi più ne ha più ne metta, qual’ ora navigassero ai 7 invece che ai 6 chilomerti orari, ai 12 invece che ai 11. La classifica racconta come si comportano le varie categorie se, con occhi degni di un rapace, vedono che non c’è nessuna barca che li controlla. Logicamente ai primi posti vediamo che proprio gli organi addetti al contollo sono quelli che viaggiano più veloci sia se sono in servizio urgente o no mettendo in pericolo tutte le barche che si trovano nelle immediate vicinanze.
- caparozzolari
- finanzieri & capitaneria di porto
- polizia
- carabinieri
- vigili del fuoco & idroambulanze
- imbarcazioni “granturismo”
- taxi
- “barchini”
- barche normali e/o barche appartenenti a persone che vengono dalla terraferma
- gondole
- anziani su sandolino