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Itinerario 2
Sacca Fisola / Zitelle (Giudecca)
 
Si scende dal vaporetto linea 82/41/42 alla fermata Sacca Fisola. Sacca perché colà si è formato un giro d’acqua che ha concentrato il fango della laguna formando un’isola. Sacca Fisola è un’isola molto giovane e, per quello che ricordano le persone, un’isola poco sicura. Poi il mondo è cambiato e la gente poco raccomandabile si è trasferita in terraferma per poi sparire. Questa, nel modo più semplice e rozzo possibile, la recente storia di Sacca Fisola.
Una volta scesi dal vaporetto si va per la calle del Vaporetto incontrando un punto fermo dell’isola: l’edicola. Sacca Fisola è stata un’isola “rossa” per molto tempo e si vedono ancora dei geroglifici a forma di falce e martello o scheletri di bacheche dove si poteva leggere gratis L’Unità ecc. Ora anche questo si è perso. Adesso Sacca Fisola è il mercato del venerdì e la piscina comunale. Come tutta la Giudecca anche Sacca Fisola è interessata ad un restyling totale e si possono notare molti cantieri aperti e case nuove non troppo belle come vuole la nuova direttiva in fatto di stile. In fondo alla calle del Vaporetto c’é il tabaccaio, fatto l’angolo il bar, la farmacia e il fornaio. Siamo nel campo principale, quello dove al venerdì si posizionano i banchi degli ambulanti che vendono dai formaggi ai pantaloni, dai dolciumi alle scarpe e che arrivano dalla terraferma coi loro camioncini con la motozattera. A destra il campo sportivo.
Proseguiamo dritti per il prossimo campo con la chiesa di San Gerardo (stile anni ’60 quindi orrenda) dove non possiamo non osservare tutte quelle saracinesche abbassate
di negozi chiusi per il solito motivo che i piccoli negozietti hanno la tendenza di sparire per la concorrenza di strutture ben più ampie ed economiche. Davanti a noi abbiamo il ponte in legno che quasi tutti i veneziani conoscono essendo quello che collega l’isola con l’altra isola detta della piscina. A Venezia ce n’era un’altra a San Giorgio che adesso è chiusa e adesso quella di Sacca Fisola resta, se non contiamo quella nuova di S. Alvise, l’unica piscina della città. Se davanti abbiamo la piscina e altre strutture sportive tipo una sezione di bocce e calcetto (ex-tennis…) a sinistra hanno costruito altri edifici con palestre e una sede per imparare con la canoa.
Torniamo indietro se non dopo aver camminato in lungo e in largo avendo davanti a noi la laguna nel silenzio più totale eccezion fatta per il rumore dei macchinari della Vesta che trasferiscono le immondizie dalle barche piccole ai zatterono grandi e lo starnazzare di gabbiani affamati. Torniamo indietro quindi per il ponte in legno e giriamo a destra per la piccola fondamentina. In fondo a sinistra. Dritti tra suoni di 100 radio ad alto volume. In tutta l’isola, come in quella della Giudecca, c’é l’usanza di ascoltare musica, soprattutto quella orecchiabile stile anni ’60/70 di cantanti italiani, ad alto volume e con le finestre aperte. Davanti a noi un traliccio, giriamo a destra ed attraversiamo il ponte che collega Sacca Fisola con la Giudecca. Adesso il ponte è nuovo. Per costruirlo sono serviti più anni di quanti ne serviranno per il ponte sullo stretto di Messina. Lo attraversiamo e siamo alla Giudecca.
 
Alla nostra sinistra, oltre un muro gonfio e storto e pieno di erbacce, il Molino Stucky. Zigzagando tra cumuli di immondizie arriviamo al ponte in cemento armato stile Liberty. Il panorama verso la laguna non è dei più poetici: a destra le orribili case nuove a sinistra case rotte e fondamenta ancor più rotte. Tra le barche ormeggiate un’azienda di pescatori coi suoi “vieri”, le casse che contengono i granchi in muta.
Passiamo il ponte e siamo nella fondamenta delle Convertite. Ora, a metà fondamenta al 712, c’é il carcere femminile, una volta un convento per prostitute convertite alla chiesa. Il primo rettore non resse alla carne delle prostitute che se ne approfittò di una ventina di ospiti e reo confesso di aver annegato i frutti dei suoi peccati. Venne decapitato e bruciato tra le solite due colonne nel molo di San Marco. Negli anni ’50 avvenne una cosa simile con il prete delle carceri attuali ma non venne bruciato. Dall’altra parte i resti di una ex fabbrica di birra e le belle case “dei signori”. In rio si può ammirare anche una particolare barca a foggia delle navi della Costa. Alla fine della fondamenta c’é un ponte di legno. Dal ponte di legno possiamo osservare la prima casa sulla sinistra: là era il negozio del fruttivendolo Cisboro chiamato così forse per le sue continue parolacce. Alla destra la chiesa fatiscente di S. Cosmo con un altro convento ora aperto pieno di vere botteghe artigiane.
 

Siamo nella zona chiamata Lago oscuro, chissà perché. Andiamo dritti fino alla fine della calle dopo il campo e giriamo a destra per la calle dell’Accademia dei Nobili, una zona dove anticamente si formavano dei giovani patrizi che non avevano molti soldi. Potevano essere al massimo 46 allievi ed erano mantenuti dalla Serenissima fino ai 20 anni. La calle taglia tutta la Giudecca e i muri nascondono i famosi orti dell’isola, ora dei bei giardini. Giriamo nella prima calle a sinistra che troviamo, poi a destra dove c’é un campiello con una mensa. Imbuchiamoci nella piccola calle a sinistra e poi ancora a destra. Ci troviamo ora in una nuova zona dove abita pure il sindaco Paolo Costa al civico…. Un nuovo giardino con panchine ed altalene ci fa sostare e ascoltare le grida innocenti dei bambini sulle altalene e scivoli. Giriamo a sinistra verso Nord nella caratteristica corte dei Cordami. La corte è molto tipica e fotogenica. Nelle case a destra si contano 13 camini. In fondo al campo col pozzo abbiamo una casa con ai lati due calli, prendiamo quella di destra, prendendo quella di sinistra andremo in fondamenta col la vista del canale della Giudecca vicini all’imbarcadero della Palanca, chiamato così perché una volta era uno dei due traghetti che portavano la gente della Giudecca (l’altro era alle Zitelle alla fine della Giudecca) a, come si usa dire ancora adesso, Venezia pagando con una moneta chiamata palanca. Siamo in un campiello caratteristico con la fontanella, prendiamo quella calletta vicina alla fontanella e sbuchiamo nell’ex sede della Junghans, una delle tante fabbriche della Giudecca quando l’isola era una piccola zona industriale. Ora c’é un supermercato e appartamenti. Proseguiamo per il lato lungo dell’ex fabbrica e ritorniamo nel piccolo parco di prima ma questa volta svoltiamo a sinistra e facciamo il ponte.
Ci troviamo in una delle tante zone nuove della Giudecca con nuove costruzioni e vecchie riadattate. Se volete fatevi un giro e meditate se sono belle o no. Fatto il ponte di prima, a destra ci sono le scuole elementari. Prendiamo invece a sinistra nell’unico sottoportico che vedete un po’ più avanti e andiamo dritti. Appena fatto l’angolo facciamo il nuovo ponte della Palada che ci permette di entrare in un’altro tipico campiello con pozzo e panchine ed entriamo nella calle Ferrando dove alla fine troveremo il largo canale della Giudecca. Giriamo a destra.
Camminiamo lungo la fondamenta del ponte Piccolo e facciamo il ponte Longo. Siamo in fondamenta San Giacomo. Prima del campo San Giacomo col suo ristorante Il Redentore, il monastero delle Clarisse, le suore di clausura. Adesso guardiamo il ristorante, sulla destra c’é la calle San Giacomo, facciamola fino in fondo fino a che non ci tocca girare a sinistra. In fondo l’altra calle giriamo a destra e fermiamoci nel piccolo parco comunale. Torniamo indietro fino al campo di San Giacomo e proseguiamo per la famosa chiesa del Redentore non prima di aver passato il supermercato, l’edicola, la farmacia, il negozio d’abbigliamento, il barbiere poeta e il bar di Fabio.
Prima di passare il ponte seguente giriamo a destra per la calle della Croce e facciamola fino in fondo costeggiando la riva del rio della Croce. Dall’altra sponda, a metà fondamenta fino al lato laguna, un ponte privato in ferro porta al bellissimo giardino Eden della contessa, ora scomparsa, Espasia e che è stata scelta come sede magica della serie di racconti fantastici di Moony Witcher, giudecchina D.O.C.. torniamo indietro e facciamo il ponte. Siamo in fondamenta della Croce. Qui abbiamo la casa di Moony Witcher, più avanti ancora quella di Elton John, Valentina Cortese e di altri artisti. Ma aspettiamo un attimo e giriamo a destra per quel grande sottoportico tra un minimarket e un giornalaio. Andiamo fino in fondo fino a che non sbuchiamo sulla nuova vetrina sulla laguna appena rifatta. Qui potete osservare in silenzio, nella riva appena rimessa a nuovo, il rumore delle onde e del vento, se spira da scirocco. Qui avete la stessa vista che hanno “i signori” di uno dei più bei alberghi al mondo: Il Cipriani, essendo l’albergo lì vicino.
Un ultimo sforzo. Ritorniamo indietro tra case appena restaurate e da restaurare e usciamo ancora verso il bacino di San Marco. Giriamo a destra, oltrepassiamo il bar di Matteo, la chiesa delle Zitelle (intese come donne da sposare e da educare, quindi ex prostitute del tempo…ancora!), la casa di Elton John (quella trecentesca col cancello di ferro e il gatto nero) e siamo arrivati alla fine del nostro itinerario. Ammiriamo la veduta nel silenzio con alle spalle il bar del Cipriani. Il cancello alla fine della fondamenta da accesso alla caserma della Finanza. Torniamo indietro e prendiamo il vaporetto che va a destra per San Marco.
 
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