
La mascareta, una piccola e leggera imbarcazione in legno riservata alle donne nel giorno della Storica, è rossa sotto e gialla sopra. Mi dicono che con un po’ di vento bisogna agire svelto col remo usando il morso sotto (incavatura della forcola dove va appoggiato il remo)piuttosto di quello sopra in modo di fare più forza. La forcola è il fulcro, il remo la leva.
Inizio a togliermi dalle fasce che tengono la barca dopo averla varata. Comincio ad allontanarmi dalla riva con il remo posizionandomi contro vento. Inizio a fare quel movimento caratteristico della remata accorciandolo il più possibile come mi avevano consigliato di fare una volta deciso di partire. Il movimento è uguale a spalmare del formaggino sul pane ma molto più svelto. Il mio sguardo punta lo skyline di Marghera con le sue ciminiere. Il cielo è terso. Non devo guardare il remo ma solo la direzione che devo prendere.
Con le barche col fondo piatto si va dove si vuole a Venezia. E’ così adesso, era così 1000 anni fa quando la barca sostituiva il cavallo. Sono in palugo (la secca). Il movimento, dopo aver acquistato un po’ di abbrivio, si fa più lento e metodico. Di questa stagione non ci sono molte imbarcazioni e tutto è silenzio. L’unico rumore è il vento che passa per i capelli e per il peli delle orecchie. Il movimento è sempre lo stesso ma mai uguale complice l’inesperienza che ti fa deviare la mascareta un po’ a destra e un po’ alla sinistra.
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