START | Veneziani | I sbarbai

Prima si chiamavano tosi da tosare ora sbarbai da senza barba ma sono sempre loro, i giovani o, all’americana, i teenagers. L’età per essere considerati sbarbai varia dall’atteggiamento che ognuno ha verso il mondo. I primi segni sono gli sguardi che da allegri e spensierati diventano crudi, freddi, duri, comunque seri. Esigono il rispetto che loro devono dare ai grandi. Ma che differenza hanno gli sbarbai veneziani rispetto agli scugnizzi di Napoli? Poca se non il fatto di parlare il dialetto veneziano e di usare il barchino invece che lo scooter.

La differenza con gli sbarbai della terraferma vicina invece, secondo loro, è un abisso: “Cosa centriamo noi coi campagnoli?”. “Vatu comprar raìcio?” è l’espressione di scherno che usano di solito per definire il “campagnolo”. L’unico handicapp ce l’hanno quando vanno nelle discoteche della terraferma (Venezia non ne ha per competere), ma appena si confrontano con l’abbigliamento dei locali si risollevano il morale e borbottano tra loro in modo sempre più deciso fino, a volte, sfociare in baruffe. Si sa che il veneziano ha sempre ritenuto l’aspetto esteriore come un segno di distinzione tra i popoli.

I jeans di marca devono essere il più possibile costosi, strappati e vissuti ma soprattutto attilatissimi; vince chi ha le gambe più proporzionate visto che normalmente a quell’età molti vengono soprannominati “segnalibro” per la magrezza. Vince anche chi ha le gambe leggermente storte. Calzature? Quelle da pugile alte. Giubbino cortissimo per far vedere che anche se hanno la pancia all’aria non vanno di corpo più spesso e neanche non gli viene il colpo della strega. Capelli corti mori col gel. Altra cosa che differenzia il giovane veneziano dalle altre razze è l’andatura: sussultoria, un su e giù quasi a ricordare le onde, un movimento leggiadro quasi felino con un accentuazione nell’alzare con decisione il calcagno mentre si avanza. Una leggenda racconta che quell’andatura è spiegata dal fatto che i veneziani vanno, da quando sono nati, in barca.
Oltre il giubbino, il sbarbà usa un Museum ogni anno diverso di colore (i colori sono cinque, poi il sbarbà diventa grande) e il telefonino supertecnologico. Normalmente il papà del sbarbà non ha moltissimi soldi e investe sul figlio quello che lui non poteva avere in gioventù e che vorrebbe avere adesso ma si vergogna di sembrare uno sbarbà.

E la sbarbada? La fotocopia del sbarbà. Il vestito è uguale ma l’andatura non comprende il su e giù del ragazzo. La pancia è anch’essa in mostra complice la moda del jeans a “cintura bassa”. Differentemente del sbarbà, la sbarbada non è così magra, qualche rotolino sporge ma a nulla serve se non a sottolineare che così sembra più adulta e “vissuta” e quindi più appetibile dal sbarbà che “va con quelle mature di una certa età”.

I branchi di sbarbai si differenziano da come sono composti: i branchi dove sono numerose più le femmine e quelli dove sono numerosi più i maschi. Nel primo caso i maschi in minoranza usano un’espressione del viso tipica dell’ intromettitore quando il turista ha detto che non vuole salire a bordo del taxi per andare a Murano e non vuole fare brutta figura coi colleghi; nel secondo caso, le poche femmine del branco sembrano fedeli in colonna per visitare la basilica della Madonna della Salute, non credenti ma che rispettano la tradizione di esserci. In mezzo a loro c’é sempre comunque quella che ha il ragazzo fisso in mezzo al branco. La coppia sembra venuta fuori dal concerto di Woodstock (quello di quella volta, si) col figlioletto sulle spalle tutti nudi.
 
Ma il deux ex machina della situazione è sempre lui, il telefonino. Qualsiasi situazione imbarazzante viene risolta col bisogno impellente del messaggino. I gruppi degli sbarbai si dividono, si riuniscono, cambiano gruppo, si amalgamano con un’altro, tutti con gli occhi fissi sui piccoli schermi colorati, tutti a sorridere sommessamente quasi fossero il Cansiglio a caccia di funghi dalla foggia insolita, tutti con gli occhi bassi mostrando pupille iridescenti e il viso illuminato nel caso le scene si svolgessero in qualche campo alla sera. Nel caso il telefonino fosse un Nokia personalizzato coi tasti luminosissimi, è fatta. Illumina perfettamente la faccia come fossero in un solarium con la trifacciale. Che abbronzi sul serio? Poi qualcuno si incazza per un messaggino cattivo e la compagnia di divide. Ma adesso è tardi, si va a casa coccolati o maledetti dai genitori.
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