Da Punta Sabbioni a Venezia, Pellestrina, Burano…isole. Non siamo in terraferma e, se anche si abita relativamente vicino, il tempo di percorrenza tra il luogo di lavoro e la propria isola dura quasi sempre un oretta se non di più. Ma chi sono i pendolari delle isole? Di solito sono bonari personaggi d’altri tempi che, soprattutto ai veneziani del centro storico, fanno perfino tenerezza. I pendolari della mattina sono misti; uomini e donne. Quelli del pomeriggio per il 90% donne. Se sono sole sembrano degli agenti segreti in incognito. Ma se sono in compagnia fanno filò fino alla meta.
Comunque sia c’è sempre il leader. Di solito è una vecchia signora pimpante con l’incotonatura ai capelli tipica degli anni ’70. Occhiali da sole anche di sera. La faccia è anch’essa quella tipica da persona imbronciata con tanta voglia di riscatti. Il leader parla sempre a voce alta spedendo sguardi come frecce a tutto il branco. I discorsi ruotano su tutto quello che succede in isola, ovviamente accentuando tutto.
Il rumore non proprio sommesso del vaporetto invita al sonno, il paesaggio, seppur suggestivo, è monotono: acqua e bricole, qualche isola massacrata dal tempo. Da bava alla bocca e sguardo novocainizzato. E’ come guardare dal finestrino dell’aereo: prima guardi le nuvole sfrecciare lente ma poi ti concentri sui cristalli di ghiaccio del vetro. Sul vaporetto ci si concentra sui cristalli di sale.
Tutto questo succedeva prima dell’avvento degli smartphone. Ora che sui telefoni fai di tutto i tradizionali gruppi filosofici si sono come smembrati, azzerati. Vedi allora sorrisi se uno gioca (e vince) alla nuova app o attentissimo a seguire su Facebook tutto quello che succede tra i suoi amici che non sono in vaporetto.
E poi ci sono i turisti. I turisti delle isole non sono quelli classici che si mangiano le melanzane alla parmigiana all’ombra delle procuratie nuove. I turisti delle isole sono quelli che sono abituati a scoprire il mondo alternativo. Armati ora di cellulare, zainetto e occhiali. Non sembrano bambini curiosi come quelli dell’Europa dell’Est che si facevano la pipì addosso al solo il vedere il Tronchetto ma turisti coscienziosi e consapevoli.
Si arriva alla meta. Il leader raggruppa il branco mettendosi davanti ma con la testa rivolta all’indietro per controllare che tutte seguono i suoi discorsi fino al momento dello sbarco. Il dormiente si scuote al solo variare dei giri del motore del vaporetto, si asciuga la bava, le lacrime agli occhi. Gli altri rientrano nel loro corpo e si alzano sommessamente con la testa ferma e lo sguardo rivolto all’infinito salutandosi tra di loro con mezzo sorriso visto che l’altro mezzo è rimasto attaccato al telefono. Tutti alle proprie case. Domani è un altro giorno uguale agli altri.
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