START | Veneziani | Saggezza popolare.

Saggezza popolare o ignoranza e basta? Metodi antichi per regolarsi senza le medicine odierne ma solo con l’esperienza dei vecchi. Tutto è tratto da un libretto del 1878 di G.B.Bernoni della Filippi editore di Venezia. Il testo è in dialetto ma io l’ ho tradotto e sintetizzato in italiano. La cosa è lunga, Vi avviso.

Graviansa (gravidanza).

Tutto è regolato con la luna. I tre punti che le donne restano incinte sono luna crescente, calante e luna piena. Segni: afano de stomago (voglia di vomitare), giramenti de testa (capogiri) quando non hanno voglia di niente, acqua morta in bocca. Ma non tutte le gravidanze sono uguali: alle volte iniziano con i disturbi e altre volte no. Regole: Se la gestante ha una voglia matta di qualche cosa da mangiare bisogna almeno fargliela assaggiare. Nei primi quattro mesi rischierà di abortire dalla “voglia” e dopo i quattro mesi la “voglia” passerà alla creatura. 
La gestante non deve mettersi la mano in viso altrimenti si lascerà il segno della “voglia”. Non è consigliato mettersi un’asse al colo (catenella o un pendaglio attorno al collo) altrimenti c’é il rischio che la creatura al momento della nascita il cordone ombelicale lo strozzi. Il mangiare della sera è per la creatura e quello del giorno per la madre. Alla sera quindi la madre deve mangiare poco altrimenti le verrà al mondo un bimbo massa grando (molto grosso). 
La gestante non può assistere al parto di un’altra gestante altrimenti può essere spinta a partorire anche lei. Quando dorme deve stare dalla parte dove la sua creatura fa el sò letesin (dalla parte di dove si trova la creatura) e non deve accavallare le gambe stando seduta altrimenti c’é il rischio che il bimbo pol mancar el respiro (può soffocarsi).
Per fare un bel bambino bisogna avere sotto gli occhi sempre una bella immagine di un altro bel bambino così sarà più facile che le nascerà un bel bambino pure a lei.

 

Maschio o femmina?

Il bambino si fa sentire dopo 40 giorni e la bambina dopo 4 o 5 mesi. Quando hai un bambino fa più afano de stomago (procura più sforzi di vomito rispetto a quando si aspetta una femmina). Quando si aspetta un maschio la gestante desidera più robe garbe (cibi non del tutto maturi o cose aspre tipo limoni) e se una femmina, radicchio, erbe, frutti e “robe strambe”. Dopo i primi mesi il bambino fa venir voglia di lavorare ed essere sempre attivi e una bambina invece fiaca e gran sfinimento. Il bambino sta quasi sempre fermo e la bambina si muove quasi ininterrottamente. Il bambino fa el corpo tondo e una bambina lo fa impontìo (la pancia si presenta a punta). Se è un bambino si ha il seno normale, se una bambina il seno ha anche una misura o due più grande. La femena fa orinar spesso, el mas-cio fa vegnir sangue da naso. Se è un maschio “risana la madre” se una bambina invece la donna non tende a migliorare quando ha qualche malanno.

 

Sintomi di gravidanza.

I primi due mesi. Più voglia di vomitare, più il corpo è gonfio, più si ingrassa “e più tuto” più c’é la possibilità che siano gemelli. Gli altri mesi di gestazione. I primi tre mesi se unisse el sangue, i altri tre se unisse i ossettini e per ultimo ea carne. I primi tre mesi la creatura riposa nella parte bassa della pancia, gli altri tre “va in alto” e gli ultimi tre si abbassa di nuovo.

Detti e proverbi: Sangue da naso fio mas-cio. Co’ dol ‘na gamba, la puta no manca. Quando una gestante accusa spesso bruciori di stomaco la creatura nascerà con tanti capelli.

 

Parto. 
Le gestanti non partoriscono mai quando c’é assenza di luna. Per sapere se il parto sarà doloroso o no si deve prendere la “rosa della Madonna” (un fiore che assomiglia ad una pigna col manico lungo), la si mette in un bicchiere di acqua santa di fronte ad un’immagine della madonna: se la rosa se verse ben (si apre) il parto non è doloroso altrimenti “ghe vol i feri”. Se una tarda a partorire gli si da da bere acqua di semi di cedro e olio di semi o camomilla sempre con l’olio. Sempre molto calda.

Dopo aver partorito si porta la nuova madre a letto con del cibo molto leggero come pangrattato, olio d’oliva e cannella. La mattina dopo una colazione con olio di ricino, il pranzo sarà un po’ di pane in brodo. Dopo tre giorni un po’ di risi ben cotti ma senza formaggio o un po’ di pane e brodo con il tuorlo d’uovo. Bere: acqua brusada (acqua bollita con pane bruciato dentro la caraffa). Dopo i tre giorni gli si può dare del pollo lesso, della carne e un po’ di vino. Dopo otto giorni la mamma può mangiar di tutto eccetto polenta, anguilla, maiale, fagioli e sfritto di cipolla. Mai ascoltare quelle persone che consigliano: fora un puteo dentro un vedeo.

Quando la mamma ha partorito si devono mettere due coltelli in croce e un lumino in camera per scacciare il demone della “Pagana” altrimenti il bambino può soffocare nel suo lettino. Ci vorranno dai quattro agli otto giorni perché la mamma si potrà alzare dal letto. E ce ne vorranno altrettanti per potersi lavare come faceva di solito il viso e le mani. E per i primi 40 giorni sarebbe bene che non prenda colpi d’aria e che non si “ciapa nissuna bile”. Niente odori cattivi: né aglio, né soffritto di cipolla, né candela appena spenta, odore di pipa, di sigaro, né odore di pezze bruciate.

Appena la puerpera sente brutti odori gli prende un groppo in gola e un forte mal di testa. L’unico rimedio contro questa malattia è l’odore dei piedi di un uomo. Si prende la calza appena levata dai piedi, magari “cò tanta spussa” e la si mette nel seno della donna o nella gola. “La spussa dei pie impedisse che l’odor cativo ghe fassa mal”. Contro i cattivi odori fa bene anche l’aceto. Da mangiare gli si può offrire pane grattugiato con olio di semi, pane con cumino e camomilla.

Dagli odori cattivi poi può venire il mal di petto. Per non aver bisogno dei dottori si deve mettere una fetta di pane cotto a legna a mollo con acqua e quando è ben inzuppata mettersela sul male.

Se dopo il parto ci si ritrova “gonfi” si prende dello strutto e lo si strofina lungo tutto il corpo.

Per quaranta giorni la puerpera “ga la fossa verta”. Se muore entro la quarantena è protetta dalla Madonna, dopo è destino.

Proverbi e detti: Ano bisestil more ea mare o ‘l fantolin.

Quando la puerpera va a far visite in un’altra casa deve andare prima in chiesa altrimenti porta jella.

La dona che no fa i fioi sé un albero mato e Dio dise che l’albero che no fa fruta se deve tagiar e butar in fogo.

Quanti figli avrà una donna? La comare dice: se il cordone ombelicale ha tanti nodi tanti saranno i figli. Se il primo figlio che partorirà ha “el coìn” ne nasceranno sicuramente altri. Infatti: “coìn ciama fradeìn”.

Maschio o femmina? Se è più portato al matrimonio il padre nascerà una femmina altrimenti il contrario.

 

Allattare.

“Co’ a boca no bate i peti no fa late”. Il proverbio, che significa che se non mangi non puoi produrre molto latte per il tuo bambino, dice tutto. Quindi perché “el peto gabia da venarse” bisogna mangiare di tutto ed eventualmente ci si può spalmare dello strutto sullo stesso e mettersi un rametto di menta. E se “el peto se musso” (stenta a venir fuori il latte) bisognerebbe mettere i seni sotto il vapore emesso da un catino d’acqua bollente. Quando invece il latte è tanto non bisogna mai gettarlo via per terra ma nel fuoco o in “un condoto” altrimenti la prossima volta non ne avrete più in abbondanza.

Quando una mamma è lontana dal suo bambino e sente che dal suo seno comincia a sgorgargli il latte allora capisce che in quel momento la sua creatura “ea se drìo sbregarse dal pianser” (sta piangendo).

Quando la mamma fa tanta fatica ad allattare bisogna invitarla a fare la pipì così “el riscaldo va via e no va al bambin”.

Come fare per far andar via in latte? Semplicemente mettendo un cavalluccio marino “a muso in soso” (a testa in giù) in mezzo ai seni. Altro metodo: prezzemolo in entrambi i seni, o anche foglie di verza. Alto sistema: a digiuno un po’ d’acqua e menta.

 

Bambini appena nati.

Si prende dell’acqua tiepida con un po’ d’aceto e lo si lava con una spugnetta. Perché abbia “da parlar ben” gli si taglia “el fileto”. Una volta “se stava anca oto giorni prima de saver che oci i gavesse” ma adesso i bambini nascono tutti con gli occhi aperti e allora si dice che nascono con giudizio. Se i bambini nascono con la “camiseta” (velo sottile che ricopre la creatura) allora è un bimbo fortunato. Una volta c’era l’usanza di prendergliela, ripiegarla e mettergliela come portafortuna sul petto del bambino. “Sel bambin se san el bonigolo ghe casca dopo 3 o 4 giorni, se nol se san anca dopo 8 o più”.

Proverbi e detti. Venere curto termine. Come dice il proverbio i bambini che nascono di venerdì muoiono presto, e se non muoiono non si maritano e se si maritano non avranno figli.

Nascere al 13 del mese, punto de Giuda, è un brutto augurio. Il giorno più fortunato da nascere è il sabato, giorno della Madonna. Quei che stenta da nasser i stenta anca da morir. Quelli che nascono senza la presenza della comare nascono “per dispeto” e “i vien su cativi”.

Battesimo. Dopo i primi tre o quattro giorni gli si mettono ai piedi del letto un po’ di medaglie d’argento o qualcosa di santo così le “strighe” possono rimanerne lontane. Il nome del nascituro lo si lascia deciderlo al compare (padrino): due sono dedicati al compare e uno alla Chiesa.

 

Mangiare.

Appena nascono i bambini aprono la bocca per mangiare. Si lasciano almeno due o tre ore senza assaggiare latte altrimenti “i nasse compiegassi”. Se dopo i quaranta giorni, dopo aver poppato, hanno ancora fame, gli si può dare del pane bollito con aggiunta di un po’ di burro ecosì si potrà andare avanti per molti altri mesi (magari con al posto del burro un po’ d’olio).

Il latte fa sempre bene e lo si può continuare a darglielo fino a quando non ne vogliono più. Non badate a quello che dicono gli altri: “Più late i magna e più suconi i diventa”.

Bisogna tenere fasciati i bambini anche due o tre mesi. El pisso se san par i fioi e el li fortifica ma no bisogna assarli bagnai sinò i se rosega. Penini caldi e peto coverto ma culo al fresco: non bisogna trattare con troppa delicatezza i bambini altrimenti non nascono forti.

Quello che fa bene o non fa bene ad un bambino.

Come dice il proverbio quando i bambini dormono bisogna lasciare dormire anche “in boca a un can”perché il sonno li “nutrisse”.

Ai bambini fa bene il movimento infatti quando li strapazzi loro si arrabbiano ma se smetti fanno a vedere che a loro piace quindi continuate a strapazzarli.

Lavare i bambini con l’acqua salata fa bene e li fa diventare forti.

Non bisogna mai mettere i bambini davanti allo specchio altrimenti prendono paura. Non bisogna mai dire ai propri bambini che hanno i vermi e non gli si fa il solletico altrimenti “i pol restarghe”.

Ai bambini entro un anno non gli si taglia le unghie (perché non diventano ladri). Questo lo si può fare soltanto con i denti dopo il primo anno di vita ( ma si mette in mano una moneta). singhiozzo fa “cresser el coresin” e piangere “fa bei oci e bee spae, purga el serveo e fa bona digestion”.

Non bisogna baciare i bambini altrimenti “i ghe se supega el sangue” (gli succhiano il sangue).

Non bisogna mai baciarli sulla fronte perché è il bacio di Giuda e mai sulla nuca altrimenti per quel giorno non dormiranno.

Perché non diventano strabici bisogna sempre guardarli “per el so drito”. Mai metterli davanti ad uno specchio altrimenti possono prendere paura e rimanere strabici di colpo. Se poi osservate che stanno fermi “incantati” allora bisogna cantargli una filastrocca muovendo le mani per attirare l’attenzione.

Mai vicino ai gatti altrimenti gli viene l’asma.

Mai tagliargli i capelli fino al primo anno di età, poi tagliarli spesso per fortificare la pianta.

Se volete che il bambino cammini presto bisogna farli “camminare in crose” il sabato santo quando “i sona el Gloria”.

Sintomi dei mali.

Quando i bambini vomitano sempre il latte sono deboli di stomaco.

Quando hanno la bava alla bocca (a spuacia) hanno i pidocchi.

Quando hanno gli occhi incassati significa riscaldo e quando fanno la pipì rossa allora il riscaldo “va abasso”.

Quando il bambino ha gli occhi “bei ciari e li ga missiai” gli prude il naso, fanno la pipì strana che quando va a terra diventa bianca allora hanno i vermi.

Quando mangiano e non ingrassano, gli si nota le costole e l’osso sacro allora hanno “el mal del simioto” (in dialetto: “Marasma – Malattia che colpisce soprattutto i bambini che provoca magrezza e gracilita” … In paroe povere dovaria esser el scagoto acuto. Grazie a Nicola per la delucidazione).

Quando hanno i polsi, le ginocchia, le caviglie e la testa grande allora sono rachitici.

 

Bimbi a rischio.

In sete e in nove lune i bambini vive e in oto gnente.

I bambini che fanno presto i denti muoiono presto. Se fanno prima i denti “sora” non avranno una vita semplice.

Quando la fontanella alla testa gli si chiude presto hanno poche possibilità di vivere. Come quando sono troppo buoni allora muoiono presto perché “co’ i se boni Dio li tol”.

Quando sono rossi in viso non sono sani (pomo rosso no se bon) e quando sono troppo grassi non stanno bene.

Quando i bambini guardano troppo verso l’alto significa che guardano gli angeli e che muoiono presto e quando hanno il desiderio di andare sempre in terra è segno che amano la terra e muoiono.

I bambini che nascono sul crescere della luna “vien su bei”e alti e quelli che invece che nascono al calare della luna invece stentano a crescere e “i vien su scarseti”.

Quando un bambino comincia a conoscere sua madre allora alla madre cascheranno tanti capelli: questo è il segno.

Consigli.

Quando si comincia a vedere il primo pidocchio in testa al proprio bambino si deve ucciderlo (il pidocchio) con l’unghia del pollice dentro un secchio di rame così il vostro bambino diventerà un buon cantante.

I bambini assomigliano più alla madre e le bambine al padre.

Gli anni funesti per i bambini sono quelli bisestili.

Segnali di malattie in arrivo

Quando i capelli stanno ritti per aria, gli occhi “i se turbi e sbatùi” e le unghie si fanno più rosee del solito allora quelli sono i primi sintomi di uno che sta poco bene. Anche la vera d’oro “lassa el nero”. Anche i ferri che portano ai piedi i condannati, quando non stanno tanto bene, restano scuri e opachi. Se un tisico o un ammalato di fegato tocca un fiore o un’erba “la pianta mor de ongo”. Quando un oleandro smette di fare i fiori allora significa che qualcuno in famiglia sta male. Per sapere se un ammalato guarisce o muore bisogna farlo orinare su una pianta d’ortica: se l’ortica muore muore anche l’ammalato.

Attenzioni.

Mai guardare fisso negli occhi un ammalato agli occhi: potrete assorbirne il male. Mai pestare a piedi nudi dove ha sputato uno ammalato di scorbuto. Mai avere contatti con un tisico: il male passa sette muri! I bambini hanno il sangue più caldo degli adulti così prendono le malattie prima.

Luna.
Mai dormire con le finestre e guardare la luna. Peggio ancora se c’è il plenilunio: potreste ammalavi di reumatismi.

Albero delle noci.

Mai dormire sotto un albero delle noci: “se ghe stagna el sangue in testa”.

Tumori.

Mai indicare col dito dove uno ha un tumore: potreste pentirvene.

Finocchi.

Mai mangiare i finocchi senza stare attenti che proprio lì potrebbe esserci nascosto il verme del finocchio. Il proverbio: “ Se megio cavarse un ocio che magnar el vermo del fenocio”.

Il fuoco.

Il fuoco è sano. Sia in estate che in inverno una vampata di fuoco fa “stare sani” per tutta la giornata. Chi soffre d’insonnia può risolvere tutto con una buona vampata e un po’ di fumo.

Lo specchio.

Se uno è sano allora guardarsi allo specchio è bene ma mai un ammalato dovrà guardarsi allo specchio.

Catrame.

L’odore di catrame purga l’aria. Chi è sano ne approfitti per annusarne l’odore.

Mangiare cose aspre.

Fanno bene a tutti coloro sono affetti da stress.

Denti.
Mangiare cose dolci rovinano i denti. I liquori invece fanno bene. Chi perde un dente perde due anni di forza.

Correre.
Consigliato a tutti coloro vogliono correre: un sassolino in bocca perché così si conserva la saliva e “no se ghe suga i polmoni”.

L’urina.

L’urina fa sempre bene. E’ una medicina che pochi conoscono. Fa bene per la febbre, mal d’occhi, per il prurito al corpo. E’ meglio bere l’urina della mattina perché quella della sera “se tropo riscaldada”.

 

Cambiamento di abitudini.

Quelli che cambiano tutto in un momento, che fanno cose che non hanno mai fatto stanno covando una malattia che li porteranno presto alla morte.

 

Momenti cattivi della vita.

Il momento cattivo è quello dei 7 anni. Quando uno ha una malattia che non vuole sapera a venirne fuori, quando ha 7 anni “stà malatia ea ghe s-ciopa e el mor”. Se i 7 anni arrivano in anni bisestili allora il pericolo sussiste fino ai 21 anni.

 

Giorni cattivi per gli ammalati.

Per malattie che riguardano i polmoni i giorni pericolosi sono il 7, il 13 e il 21. Se non succede niente il 21 allora la malattia si risolve. Per le malattie gravi i giorni cattivi sono i dispari e soprattutto le ore dispari. Se uno si ammala di venerdì o sta bene subito o si ammala di brutto. Se uno si ammala di venerdì e di giorno dispari e se migliora allora il suo miglioramento della morte.

Quando un ammalato starnuta “el se fora de la malatia” ma se è un ammalato a morte allora in quel giorno non morirà.

Quando ad un ammalato gli viene il singhiozzo entro 3 giorni morirà.

 

A che ora si morirà?

Si muore alla stessa ora che si è nati e se si nasce con la luna piena allora si morirà con la luna piena e così via.

 

Rimedi contro i malanni

 

Raffreddore.

Si prende una mela cotta, la si pela e la si taglia a pezzettini mescolati con un po’ di olio di mandorle.

Bambini col “late ingropà”.

I bambini hanno male di pancia. Gli si da un infuso fatto da tre dita di acqua e tre foglie di “lavrano (lauro). A piccole dosi ogni quarto d’ora a cucchiaini.

Vermi.

Tre dita di latte e un po’ d’aglio. Lasciate bollire e dare l’infuso ai bambini a digiuno. Altro metodo: latte di capra e tre chiodi bollenti dentro il bicchiere. Altro metodo: si prende un verme del bambino, lo si fa seccare su un qualcosa vicino al fuoco, lo si riduce in polvere e lo si da al bambino a digiuno. Se il bambino “ga i vermi, questo li para fora tuti quanti”. Altro metodo: cucinare assieme olio e aglio e ungere il preparato sull’ombelico del bimbo, alle tempie, sotto il naso e sulla gola. Altro metodo: 10 vermi di terra, aglio e olio; il tutto cucinato e unto attorno ai polsi, sotto le ascelle, sotto la gola e sotto le piante dei piedi.

Pazzia.

Bagni di ghiaccio sulla testa e una sanguisuga o due messa sulle dita dei piedi e appena sotto il polpaccio.

Per i bambini che non vogliono saperne di prendere il sonno.

Il germoglio di un papavero senza semi, acqua e zucchero.

Mal del simioto.

Il “mal del simioto” è quando un bambino mangia e non si ingrassa mai (cò se ghe conta e contesine). Con l’olio di mandorle si massaggia il bambino dalla pancia verso la schiena e da dietro la schiena dall’alto al basso. Massaggiare l’osso sacro tentando di spingerglielo dentro. Questo per 8 mattine di seguito. Le donne che guariscono i bambini da questo male dicono che il “simioto” (gorilla o grande scimmia) si appoggia all’osso sacro e, dicendo parole tipo “psz, psz”.

Tosse pagana.

La bava dei cavalli è un ottima medicina. La si raccoglie dopo che i cavalli hanno bevuto in un secchio e se ne prende un bicchiere alla mattina e due dita alla sera e ogni 3 giorni si sospende. Si beve un po’ d’olio di lino così che la tosse “ se indebolisse”. A molti invece della bava del cavallo gli si da da mangiare nella scodella dove aveva mangiato il cane e da bere dove aveva bevuto il cane. E se il cane è nero, si dice, è meglio. In sostituzione a tutto questo si npuò bere dell’acqua con un infuso di bastoncini di ciliege.

Verme solitario.

“Per sto vermo no ghe se quanto el scorso de la raise del pomo ingranà selvadego” (la soluzione sta nella radice del melograno). Bollire quindi la scorza della radice e berne l’acqua alla mattina a digiuno finché il “vermo no se consuma in corpo”.

Malavoglia.

Quando i bambini non sanno mai cosa vogliono e poco appetito gli si da masticare un graspo d’uva senza uva la mattina a digiuno.

Mal del molton.

Il “mal del molton” è un gonfiore al collo che non da dolore ma porta febbre. Si prende una pezza con del bianco d’uovo sbattuto e la si lega sul collo fino a quando “el colo se sfanta”.

Paura.

Se i bambini prendono paura gli si da un po’ di acqua e vino e il giorno dopo un purgante. Se i bambini sono più grandi allora si possono dare fino a 3 bicchieri di vino, si portano a letto e si osserva che sudano.ì

Porri.

Per farli andare via si usa del sangue di maiale appena ucciso o latte di fico crudo messo sopra il porro.

Rusioi.

I rusioi sono dei brufoletti agli occhi che fanno molto fastidio. Rimedio: mettere l’occhio nella boccetta piena d’olio per 3 mattine a digiuno, quando si guarda dentro si sputa per terra e si batte il piede per 3 volte.

Peoci e gendene.

Rosso di uovo sodo e strutto, si mescola bene bene e lo si spalma sulla testa. Si copre la testa con un fazzoletto e si va a letto. Alla mattina vi ritroverete tutti i pidocchi e altre bestioline tutti morti tra i capelli. In alternativa si può usare aceto e tabacco con un infuso di fiori.

Rogna.

“Gratando se va in gloria”. Infatti la rogna Fa bene al sangue (purga el sangue) e bisogna tenersela per un po’. Oleandro macerato nell’aceto per ottenere una pozione che vi farà passare la rogna.

Tegna.

E’ uno sfogo del sangue. Per sconfiggerla: ungere la testa di olio da cucina e asciugarla con un po’ di farina di fava. Altrimenti: scorze di melograno messe nel vino per 24 ore e lasciato a bollire. Tutto va messo, una volta raffreddato, nei capelli.

Mal di gola.

Masticare un po’ di foglie di carciofo selvatico succhiandone il succo.

Solana (scottature).

Acqua e aceto in testa e bere tanto caffè.

Per fortificare i nervi.

Una volta ucciso un bue gli si taglia all’altezza del ginocchio con un coltello affilato e gli si prende quella roba bianca che se ne esce. Con questa bava bianca ci si strofina il corpo. Ne uscirete tutti fortificati.

Morsicatura di cane rabbioso. Lavare la parte interessata con acqua e aceto. Prendere un po’ di pelo del cane rabbioso che ci ha morsicato e lo si lascia appoggiato (e legato) nella parte dolorante.

Puntura d’ape. Si prende una chiave “maschia” e la si spinge nella carne dove c’é la puntura in modo da disegnare quasi una croce. Altrimenti: acqua e sale o acqua e aceto.

Morsicatura di scorpione. Pezza bagnata e olio di fico. Prendere un po’ di scorpioni, metterli in un vaso pieno d’olio ancora vivi, chiudere il coperchio. Loro divengono “rabiosi” che, morendo, rilasciano il veleno. Quest’olio è il rimedio per qualsiasi taglio o morsicatura. Più l’olio invecchia più è buono.

Punture di ago o di forchetta sotto le unghie. Battere forte le unghie e provocare la fuoriuscita di “sangue cativo”. Mettere sul male un po’ di cerume prelevato dalle proprie orecchie.

Tagli fatti con chiodi arrugginiti o vetro. Sempre col cerume.

Come levare le schegge dalla carne. Resina di albero messa “sol mal”.

Scottature. Se ci si scotta un dito lo si strofina sui capelli e basta. Se il fatto è più grave del previsto si appoggiano delle foglie di verza o cavoli sul dito. Se invece si forma la bolla ci si mette un unguento fatto con olio e acqua. In alternativa: olio, acqua, lardo “maschio” e lo si sbatte ben bene. Per le scottature più gravi: si raccoglie lo sporco che c’é attorno il condotto di una latrina e lo si appoggia sulla scottatura. Si infascia la parte malata e la mattina dopo tutto è passato.

Ematomi.

Se la botta si trova sulla testa ci vuole acqua, aceto e sale da spugnare nella zona interessata. Se si nota del sangue allora si può aggiungere un’alga di barena. “Se la bota fa saca” si usa imprimere una vera da matrimonio a mo’ di croce per tre volte.

Tagli.

Sempre cerume, o, in alternativa, olio di scorpione (olio dove sono stati deposti scorpioni vivi) e un po’ di ragnatele.

Starnuto.

Mai guardare uno che starnuta, potrebbe farlo smettere. Quando uno starnuta, “chel giorno nol mor”.

Sbadiglio.

Lo sbadiglio dipende dal sonno o dalla fame. Quando si sbadiglia bisogna aprire il meno possibile la bocca altrimenti c’è il rischio che ci restate colà bloccati con la mandibola. Uso vecchio: farsi il segno della croce una sul naso, una sulla bocca e una sullo sterno. Uso nuovo: una sola bocca e basta.

Singhiozzo.

Sette sorsi d’acqua senza interrompersi e mettersi subito dopo un limone vicino alla bocca. Il singhiozzo “straeassa” anche quando uno vi fa arrabbiare. Se uno è in pericolo di morte e ha il singhiozzo gli manca tre giorni per morire.

Bile.

Se uno ha un attacco di bile nulla di meglio è un bicchiere di acqua e limone. Se a uno non piace il limone gli si da a bere un paio di bicchieri di vino.

Mal di fegato.

Acqua bollente e salvia la mattina a digiuno.

Per “purgare il sangue”.

Bisogna fare la pipì molto spesso. “Chi vol star san, pissa spesso come un can”. Acqua di asparagi addolcita con del miele. Acqua di radicchio. Ortiche bollite da mangiare come un’insalata. Anche l’acqua di mare fa bene: da mezzo bicchiere fino a due al giorno.

Naso occluso dal raffreddore.

Un po’ di zucchero sulla stufa e aspirarne in fumo.

Sangue da naso.

Si prende un paio di pagliuzze e le si appoggia sulla testa di chi ha sangue da naso senza che se ne accorga. Se non passa si mettono degli asciugamani bagnati in testa. Se il sangue da naso continua si butta dell’acqua fresca sulla nuca in modo che scorra sulla schiena. Se proprio non passa si mette ad essiccare il proprio sangue nel fuoco e lo si da da tabaccare.

Febbre.

Sette grani di pepe da mandar giù a digiuno una mattina, nove la seconda e unici la terza. In alternativa: sei o sette spicchi d’aglio alla mattina sempre a digiuno. In alternativa: 5 spicchi d’aglio pestati assieme con della cenere e messa attorno al dito anulare della mano sinistra per un giorno o due. In alternativa: legare sul corpo dell’ammalato una rana viva messa su un sacchettino. La rana assorbirà il male e morirà stecchita. Per la febbre fa bene bere anche un po’ di urina (la propria se uno no fa piacere bere quella dell’amico).

Strappo alla schiena.

Cenere ben calda messa su un fazzoletto sporco. In alternativa: olio caldo con cenere. In alternativa: stoppa e catrame (quello degli squeraroli) e messa sul male. Il dolore si acuisce il primo giorno ma il secondo scompare.

Dolori articolari.

Scaldare del fango e metterlo nel male. In alternativa: cacca di mucca bella calda. Può essere utile fare dei massaggi con olio.

Dolori interni alle ginocchia.

Bagni caldi con aceto e rosmarino. Molti invece preferiscono la bava bianca di mucca appena ammazzata, quella che viene fuori quando si taglia il ginocchio della mucca.

Calli.

Le foglie del carciofo selvatico messe sopra il callo. In alternativa una fettina di limone può mellificare il callo che poi verrà asportato con l’unghia.

Sudore ai piedi.

Un foglio di giornale con della semola di farina bianca messo sotto la pianta dei piedi far andar via il sudore. Ma fermare il sudore non fa bene.

Emorroidi.

L’acqua di mare riscaldata e messa a evaporare sotto il sedere mollifica le emorroidi. Le rende molli pure la poltiglia di carciofo selvatico. Molti usano mettersi in tasca un paio di marroni. Ma le emorroidi sono anche uno “sfogo de sangue” che fa sempre bene. Chi ha le emorroidi interne con fuoriuscite di sangue può cercare di mangiare due o tre cipolle bianche cucinate sotto la cenere per 20 giorni. In alternativa: acqua di cipolle ogni mattina a digiuno.

Male alla vescica urinaria.

Cipolle crude o cotte nella cenere e condite con olio ma senza aceto.

Mal di denti.

Si può usare di tutto: cenere, aceto, sale, scolo di pipa…ma per il mal di denti ci vuole “succo di tenaglia”. Il proverbio dice: i cali tagliarli, i denti cavarli.

Debolezza di vista.

Tamponarsi gli occhi ogni mattina con un decotto fatto di vino bianco e scorza di tronchi di cavolo. In alternativa tamponarsi gli occhi con urina ancora calda. Chi si sente gli occhi stanchi può tenere la testa sotto il vapore del caffè.

Calvizie.

Per fortificare la pianta dei capelli si prende dell’olio bollito assieme a radici di radicchio. Una volta raffreddato il tutto fa frizionato in testa. Midollo di manzo e vino rosso: con questa pastella ottenuta si massaggia il cuoio capelluto. In più i pidocchi spariranno.

Catarro.

5 spicchi d’aglio pestati e messi a riposare sullo stomaco. Per i vecchi avere sempre il catarro fa bene, quindi è meglio non farglielo passare.

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