START | Venessia.com | il funerale di Venezia

Il 14 novembre 2009 c’é stato il Funerale di Venezia, voluto e organizzato da Venessia.com. Di seguito tutta la documentazione.

COMPOSIZIONE DEL CORTEO ACQUEO

Il corteo acqueo che ha accompagnato la  “bara di Venezia” è partito dalla fondamenta di fronte alla Stazione di Venezia Santa Lucia alle ore 11,35. È arrivato alla fondamenta di fronte a Ca’ Farsetti alle 12. Era composto da una balotina chiamata “Katia Ricciarelli”, imbarcazione lagunare a sei remi condotta da vogatori della remiera Casteo sulla quale era caricata la bara fucsia; un barcone da trasporto a motore sul quale era il “pianoforte fuori posto” suonato da Paolo Zanarella; una decina di imbarcazioni a remi del Coordinamento delle remiere; due canoe; tre barche a motore; 4 taxi per la stampa.

CELEBRAZIONE

La bara, una volta giunta alla fondamenta di fronte a Ca’ Farsetti, è stata condotta per circa cinquanta metri da sei persone, precedute dall’attore Cesare Colonnese nel ruolo dell’officiante e da Beata Kaczmarczyk che teneva tra le mani un cuscino su cui erano spillati i circa trecento messaggi pervenuti a Venessia.com per il Funerale di Venezia. Roberto Scarpa ha portato invece una corona di fiori. 

Prima della partenza del corteo lungo la fondamenta Marco Vidal, iscritto a Venessia.com, ha letto alcuni dei messaggi pervenuti.

Il corteo è giunto sotto il portico di Ca’ Farsetti dove Gilberto Gasparini ha letto una sua poesia in onore di Venezia e dove Cesare Colonnese ha interpretato la sua orazione per Venezia.

Al termine Colonnese ha distrutto la bara al grido di “Venezia è viva” liberando un drappo con la Fenice, simbolo di resurrezione, dal suo interno. In quel momento è stata diffuso il brano “La Serenissima” del Rondò Veneziano. Sono state stappate sei bottiglie di prosecco con le quali è stato bagnato il pubblico.

La cerimonia è durata in tutto circa mezz’ora.

DECLAMAZIONE DELL’ATTORE CESARE COLONNESE

Di seguito il passaggio finale della declamazione recitata dall’attore Cesare Colonnese in occasione del funerale di Venezia, per gentile concessione dello stesso attore.

Il monologo fa parte dello spettacolo “I gà dito”, scritto e interpretato da Cesare Colonnese.
Ma chi ga dito che Venessia xe morta?
Se ora de finirla de eamentarse stando sentai su na carega!
Alsite! Alsite! e fa calcossa anca ti! Qualsiasi robba che ti se bon da far: falla!
Importante che ti te alsi e ti fassi calcossa. E no sta piu’ dir che Venessia xe morta.
No vogio piu’ sentir sta paroea!

Traduzione italiana:

Ma chi ha detto che Venezia è morta?
È ora di finirla di lamentarsi stando seduti su una sedia.
Alzati! Alzati! E fai qualcosa anche tu! Qualunque cosa sei capace di fare, falla!
L’importante è che ti alzi e fai qualcosa. E non continuare a ripetere che Venezia è morta.
Non voglio più sentire questa parola!

Di seguito i video che riguardano il funerale

Questa è la lettera che Stefano Soffiato ha scritto il giorno dopo della manifestazione.

E’ un regalo che aspettavo da tanto tempo.

E regalo è stato.

Sto scrivendo mentre mi trovo nel treno che mi porterà a Milano. Sto andando alla fiera della Moto per darmi qualche idea sulla prossima cosa che si farà, che farò, che mi farò, per Venessia.com: da Venezia a Istanbul in moto da solo a marzo per vedere gli ex possedimenti della Serenissima. Veneto, Lombardia, Friuli, Istria, Dalmazia, Albania, Grecia, Tunisia e ritorno. Isole comprese.

Fuori c’è la nebbia, è tutto grigio e sono solo io in questo vagone. Ho un po’ di sonno, sento venirmi fuori la stanchezza.

Ieri pomeriggio, dopo il Funerale di Venezia, sono stato a scaricare foto e montare il video, un panino e fuori a festeggiare tra noi che avevamo organizzato la “Cosa”. Ci siamo trovati in due tre. Gli altri erano a cenare e riposare. Chi probabilmente a fare il turno di notte.

Sono arrivato a casa non tanto tardi perché sapevo che la sveglia suonava prima delle 5 per andare appunto a Milano.

Dicevo che sono corso a casa a scaricare le foto e a montare il video. Queste cose le faccio da quasi dieci anni, da quando un giorno mi sono comperato il computer e, anche se mi piaceva come oggetto, non sapevo cosa farci. Quel giorno, un mese dopo l’acquisto, avevo fatto una cosa che mi intrigava: raccontarmi quella Venezia che avevo sotto gli occhi da quando sono nato e magari farlo leggere a qualcuno con la scusa di Internet. Non le cose che dicevano gli altri ma le mie impressioni su cosa vedevo ogni giorno. Non posso di certo competere con chi ha studiato più di me ma magari io vedevo quello che gli altri non vedevano. Lo volevo chiamare Venezia.it. Il signore da Padova che pagavo per far vedere il sito a tutto il mondo mi diceva che il dominio Venezia è riservato ai comuni o a istituzioni. Allora io per telefono camminando per il bacino Orseolo gli ho detto di chiamarlo Venessia, non Venexia altrimenti lo chiamavano Venecsia, ma Venessia con due S. Punto it. E il padovano: “guarda che per il .it devi aspettare un paio di settimane, se vuoi vederlo subito è .com”. Fatta.

Volevo lasciare la pagina per un tot di tempo ma già il giorno dopo dovevo mettere qualcos’altro che mi è toccato creare un’altra pagina, e un’altra pagina ancora…

Sono ancora in treno, e mentre osservo i neri alberi correre veloci do una letta ai giornali e vedo Venessia.com in un paio di pagine.

Mi ricordo che mentre ieri correvo a filmare la bara che avevo costruito in un paio di giorni mi è venuto il groppo alla gola. Ho sentito gridare Venezia Venezia da sotto il ponte di Rialto. Mi giro. Vedo le barche ferme che sollevano imperiose i remi. La gente che gremiva le fondamenta e il ponte di Rialto che applaudiva. La gola mi si è stretta ancora di più e mi è scesa una lacrima che ho prontamente asciugato. Quando mi sono avvicinato al Comune, come da copione, sono andato allo stereo. Riprendo l’avvicinarsi della bara fuxia. Gilberto legge la poesia. La gente è silenziosa sotto il portico di Cà Farsetti. Arriva Cesare è c’è il brusio. La polizia come degli spettatori in prima fila sono in silenzio e incuriositi. Scatti di Flash dai numerosi fotografi venuti da tutto il mondo. Decine di videocamere. Cesare fa il suo pezzo con la marcia funebre che veniva fuori dalle casse del mio computer portate la appositamente. Cesare finisce il suo pezzo con “Venessia no xe morta!!”Alsite!! Da di calcagno alla bara, gli altri l’aiutano. Il legno stride ma poi cede…la musica si alza…c’è La Serenissima dei Rondò Veneziano…Cesare estrae dalla bara la bandiera di una Fenice…la getta…la riprende…l’apre. E assieme alla bandiera della Fenice quella del gonfalone di San Marco. Tutti inneggiano a Venezia, si stappano bottiglie di prosecco. Anche da fuori il portico cominciano ad applaudire. I veneziani e i curiosi non hanno potuto vedere niente perché dentro non c’era spazio ma adesso che sono andati via i giornalisti e fotografi sono tutti ad abbracciarsi. Poi l’incredibile: si prendevano pezzi di bara come ricordo e per giunta con l’autografo nostro. Neanche fosse il muro di Berlino nell’ 89.

Poi ho rivisto i miei collaboratori (che brutto termine). Dopo tanto ci siamo trovati e guardati sugli occhi. Sorridevamo.

Io non partecipo molto alle discussioni,, davanti alle tv poco mi son fatto vedere. Io eclissato, imprigionato da una timidezza troppo dura da combattere. Non sapete quanto devo ringraziare i miei amici. I miei amici che sono rimasti con me da tanti anni, che hanno creduto, che mi hanno creduto. Devo ringraziarli perché si sono sempre dimostrati umili, rispettosi, geniali e pazzi. Che mi hanno tirato su mentre pensavo di mollare tutto.

Questo è il mio regalo.

Pensare a tutte quelle ore passate al computer ogni giorno da quasi 10 anni, le mie nottate, le mie albe, le mie corse a casa per aggiornare la tal notizia. Le mie improvvise annotazioni al foglietto che ho sempre in tasca per annotare l’idea dovunque io sia.

Sto quasi per arrivare a Milano. Le case sono più fitte, fumose, piene di antenne paraboliche. Tutte uguali. Tutte brutte e sporche. Mangerò l’ennesimo panino più tardi, riprenderò il treno, mi rivedrò di nuovo quelle case tristi e l’accavallarsi degli alberi. Arriverò a Venezia quando sarà scuro. Ma sono sicuro che quando scenderò dagli scalini della Stazione di Santa Lucia vedrò chiaro, sentirò l’odore di salsedine, il rumore dell’acqua, il chiarore dei lampioni che faranno riflettere, seppur di poco, i monumenti e le case belle.

E non importa se stamattina all’alba mi son fatto dall’Arsenale alla Stazione a piedi perché ho perso il vaporetto. Venezia sarà pure scomoda ma quasi quasi domani mattina lo rifaccio.

Spese avute per organizzare la manifestazione (eccetto il noleggio taxi per i giornalisti):

13,50€ nastri neri + spilli
48€ prolunga
5€ tra lumini e accendino
30€ tra drappi e altri nastri
220 + 50 barca pianista


Tot. 376 €

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