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“Oh, voi che leggete… solo voi potete migliorare la vita di tutti, fatelo finché siete in tempo!”
Steve

Continuate a credere che si puo’ cambiare il mondo e continuate a cambiare voi stessi in meglio, col sorriso si aprono tante porte e con la bontà si creano tante amicizie e uniti si sa siamo più forti. Stefano Steve Soffiato ci ha lasciato Domenica 3 Maggio 2020 alle ore 19:13
Sarà per sempre ricordato come una delle persone piu’ geniali e genuine che ha tanto amato Venezia e con lo stesso spirito Venessia.com continuerà la sua storia, vigilando sui fatti e informando con quel tocco goliardico di sempre, mantenendo quella posizione neutrale tanto cara a Steve.
Grazie
Steve & Joe

START | Stefano Soffiato

Stefano Soffiato è l’ideatore di Venessia.com e quello che ha curato il sito. Di seguito…com’é iniziata la Storia.

“Mi ero appena comperato un computer sotto il consiglio di mio amico che se ne intendeva al contrario di me che non avevo mai toccato un computer, nemmeno un mouse alla SME. 

Era il febbraio del 2000 quando l’ho portato a casa ma era il periodo del Carnevale, periodaccio per chi come me lavorava nelle bancarelle. L’ho acceso solo di notte ma tutto mi pareva strano. Non si vedeva come nei computer che vedevo in negozio e non riuscivo a farci nulla. Nonostante questo, la sera era dedicata ad osservarlo come quando tenti di capire il tuo nuovo cucciolo di cane se ci è o ci fa.

Passò anche Carnevale e questo mio amico, dopo avermi detto di toccare di qui e di là, si convinse e mi consigliò di portarlo dove l’avevo comprato. In pratica il venditore non si era accorto che non l’aveva finito di “preparare” ed era in modalità provvisoria. Ho praticamente passato quasi un mese ad osservare un pc che era al 20% del suo uso normale.

C’era neve quel giorno quando l’andai a ritirare a Mestre. Avevo un carretto della spesa con uno scatolone e del nylon attorno l“Mi ero appena comperato un computer sotto il consiglio di mio amico che se ne intendeva al contrario di me che non avevo mai toccato un computer, nemmeno un mouse alla SME. 

Era il febbraio del 2000 quando l’ho portato a casa ma era il periodo del Carnevale, periodaccio per chi come me lavorava nelle bancarelle. L’ho acceso solo di notte ma tutto mi pareva strano. Non si vedeva come nei computer che vedevo in negozio e non riuscivo a farci nulla. Nonostante questo, la sera era dedicata ad osservarlo come quando tenti di capire il tuo nuovo cucciolo di cane se ci è o ci fa.

Passò anche Carnevale e questo mio amico, dopo avermi detto di toccare di qui e di là, si convinse e mi consigliò di portarlo dove l’avevo comprato. In pratica il venditore non si era accorto che non l’aveva finito di “preparare” ed era in modalità provvisoria. Ho praticamente passato quasi un mese ad osservare un pc che era al 20% del suo uso normale.

Legato con lo scotch da pacchi e spago che sembravo un immigrato di prima della guerra. Prima la camminata stile Siberia sotto la tormenta, poi il bus, poi il vaporetto ed infine a casa. Ricordo che appena acceso sentii dentro di me come un CLICK. Rimasi come calamitato da quello schermo azzurro. Da quel giorno non me ne sono più staccato quasi fosse parte del mio corpo.

Dopo un mese di gestazione mi venne in mente un libro che mi ero comperato una quindicina di anni prima se non sbaglio. Era un tascabile e si intitolava “Cosa fare con un computer?”. Il secondo libro si intitolava “Intranet”(pensavo che fosse il ben più famoso Internet). E nell’aprile del 2000 la domanda era la stessa “E adesso che ci faccio col computer?”. 

Mio figlio Marco aveva 12 anni ed era il portiere dell’Alvisiana calcio di Sant’Alvise quando uno dei genitori  dell’attaccante della stessa squadra mi disse la parola magica “Hai il computer? Perché non fai il sito dell’Alvisiana? So che sai fare delle belle foto!”. E a casa ho preso il mio bel programmino, quattro tabelle, quattro colori e lì ho cominciato a pensare come fare. La mia mente spaziava tra risultati di calcio, sulla possibilità di domandare i risultati delle altre squadre, di organizzare tutto ma poi mi son detto che sarebbe stato noioso e che in fondo a me il calcio non ha mai interessato più di tanto. Però quella di fare un sito non era una brutta idea, solo che…aspetta. Io vendo souvenir…potrei fare un sito che nessuno si sognerebbe di fare. Un sito che parla delle cose orrendamente kictch che vendiamo noi ambulanti di piazza San Marco. 

Facendo forza sulla mia famosa vena critica verso quei pezzi di plastica cominciai a descrivere minuziosamente il ventaglio, la borsa, la penna, la palla di neve. Impaginai il tutto come le cose fossero delle cose importanti e mi divertii come un matto ad elencare anche il cliente tipo che compera questi souvenir. Subito altre idee si fecero spazio e dal turista cominciai a descrivere anche il veneziano tipo, poi i mestieri e tutto quello che riguardava la vita del veneziano in generale. Dove va in ferie, come si veste, i lavori. Tutte cose che non trovavi in giro perché con l’originalità non c’è competizione.

La voglia di far vedere queste cose ad altre persone con questo metodo relativamente nuovo e moderno come Internet era tanta che l’amico dell’Alvisiana mi diede l’indirizzo di un provider di Padova che contattai. Mi viene a trovare a casa e pattuimmo ben 600€ all’anno il dominio e la manutenzione del sito. 

Ma come chiamo questa cosa? Subito mi viene in mente www.prego.com perché “Prego?” è la parola che diciamo al cliente quando si avvicina alla bancarella. Ma poi il dominio esisteva già. 

Ero in piazza San Marco che camminavo sotto i portici quando mi telefonano da Padova e in fretta e in furia mi dicono che sono già pronti per pubblicarlo e gli serve subito il titolo al sito. Mi fermo e penso che siccome il sito parla di Venezia lo intitolerei VENEZIA ma mi dicono che è impossibile usare il nome di città e allora dico Venessia perché così è che chiamiamo la nostra città. “Venexia? Nooo altrimenti tutti leggeranno Venecsia. Venessia con due esse, come si legge. IT o COM? Per IT ci vuole un mese e per COM ce l’hai subito. Deciso: venessia.com.” Era il maggio del 2000, sono passati 2 mesi da quando portavo a casa sotto la neve il mio primo computer.”

 
 

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